La decisione di ammettere il pubblico nel Teatro Ariston, durante le serate del Festival di Sanremo, è l’ennesimo schiaffo all’intera categoria degli artisti lirici e dei lavoratori dello spettacolo che da circa un anno sono inattivi ed in gravissima sofferenza.
Messi “in quarantena” forzata, o relegati ad uno streaming coatto, siamo considerati marginali rispetto all’appeal del popolarissimo festival della canzone italiana.
Eppure l’Opera Lirica, rappresentata in tutto il mondo, è stata inventata in Italia, il suo repertorio più noto è in italiano e soprattutto si esegue dal vivo ed in presenza di pubblico. Esattamente come il Festival di Sanremo.
I nostri teatri sono luoghi di fruizione pubblica, esattamente come il Teatro Ariston.
Ci hanno detto che bisognava sacrificarsi per la sicurezza collettiva. E civilmente, nel rispetto della salute di tutti noi, artisti, musicisti, tecnici stanno accettando da mesi la sospensione dell’attività lavorativa.
Adesso, però, la notizia che il Teatro Ariston aprirà al pubblico, e che il Festival si svolgerà con tutte le sue imprescindibili caratteristiche, giunge come uno sberleffo insostenibile.
La nostra non è una battaglia contro il Festival, siamo lieti che tanti artisti e maestranze potranno prodursi in quell’occasione. Siamo certi che verrano attuati tutti i protocolli per la sicurezza del pubblico e degli artisti, tanto quanto siamo certi che la stessa cosa si può fare, e si è fatta, in tutti gli altri Teatri italiani.
Questa estate abbiamo dimostrato che nei teatri è possibile portare il pubblico, pur se a capienza ridotta e grazie a poderosi protocolli di sicurezza, revisione di intere stagioni, ma soprattutto incredibili sacrifici da parte di tutti gli artisti, che hanno significato decurtazione dei cachet dei pochissimi scritturati, taglio degli allestimenti in forma scenica e, nella maggior parte dei casi, cancellazioni di contratti senza alcun ricollocamento nè indennizzo.
Ribadiamo con forza: la presenza di spettatori al Teatro Ariston, mentre tutti gli altri teatri italiani sono chiusi al pubblico, è un oltraggio e una mortificazione per migliaia di lavoratori dello spettacolo dal vivo e del teatro in particolare.
Forse qualche novello Nerone vorrebbe passare alla storia per aver sterminato un’intera generazione di artisti? O forse farebbe più share andare tutti a manifestare a Sanremo, tanto ci pensa la tv ad amplificare la nostra voce?
No! Il vero colpo di scena deve essere riaprire in sicurezza i teatri e riportare gli artisti al loro lavoro: divulgare bellezza e dare un respiro di sollievo a chi, in questo paese, non vuole smettere di vivere.