Assolirica piange la scomparsa del suo presidente, Gianluca Floris di soli 58 anni.

Tenore alla testa dell’Associazione degli Artisti lirici dalla sua nomina avvenuta nel giugno del 2020, ha saputo imprimere con la sua competenza e la sua determinazione una svolta al lavoro di sostegno del comparto musicale italiano in un momento di grande difficoltà.

Assolirica infatti, durante la presidenza Floris è diventata un punto di riferimento per i professionisti lirici che hanno saputo riunirsi e concertare una strategia comune per il riconoscimento di tutele indispensabili per la loro sopravvivenza.

Cagliaritano, scoperto in gioventù da Luciano Pavarotti, ha svolto un’intesa attività nelle Fondazioni lirico sinfoniche italiane, nei teatri di tradizione italiani, e in varie Opera House europee e giapponesi.

Uomo ricco di ironia e curiosità intellettuale, da sempre riconosciuto come grande appassionato di tutto il mondo asiatico, è stato protagonista di una serie di collaborazioni per la progettazione artistica del nuovo Teatro dell’Opera di Binhai New City di Shanghai.

Regista teatrale, sceneggiatore, ha svolto anche il ruolo di Presidente del Conservatorio di Cagliari e poi dell’Associazione dei Conservatori italiani.

La sua naturale poliedricità emerge anche dai tanti romanzi pubblicati dapprima con le case editrici sarde e più recentemente con Mondadori “La preda” e con Piemme “L’inferno Peggiore”.  

I suoi ultimi impegni pubblici sono legati alla radio, altro suo amore. Su Radio X ha ideato e condotto il programma di interviste “Fare dell’arte l’arte del fare”.

Ma soprattutto per Cagliari, la sua città, è stato un animatore culturale. Amava la contaminazione, anche lo scontro appassionato con posizioni mai accondiscendenti e banali. 

Lo ricorda Roberto Abbondanza, vicepresidente di Assolirica:

“Gianluca ha saputo con la sua positività e il suo ottimismo imprimere all’associazione e ai colleghi una fiducia nel futuro trasferendo argomentazioni espresse dal suo blog “Costruiresumacerie” dimenticando e facendoci dimenticare la malattia incurabile che lo aveva colpito da tempo”.