a cura del Direttivo.
L’Appello alla Cultura di Marina Valensise parte dall’osservazione dei tanti fenomeni di maleducazione civile e culturale che negli ultimi anni abbiamo visto crescere sempre più frequentemente intorno a noi e che ci hanno lasciati sgomenti.
Come si può rimediare a questa deriva che, prima ancora che culturale, è una deriva civica? Bisogna ripartire dalle basi, ovvero dal sistema educativo nel suo complesso, perché quello è il momento nel quale la coscienza degli uomini si forma.
Abbiamo nel mondo tante testimonanze concrete di come la Musica, ad esempio, possa essere un potente strumento per educare alla pace e alla convivenza partendo dai giovani.
La Divan Orchestra, ad esempio, fondata nel 1999 dal direttore d’orchestra israeliano Daniel Barenboim insieme allo scrittore palestinese Edward Said con lo scopo preciso di favorire il dialogo fra giovani musicisti provenienti da paesi e culture storicamente nemiche come Israele, Egitto, Giordania, Siria, Libano e Palestina.
I ragazzi che fanno parte dell’orchestra sono cresciuti in contesti nei quali domina la cultura dell’odio etnico e religioso, ma quando si fa musica assieme le differenze non contano e l’orchestra è come se fosse una repubblica indipendente in cui si impara a riconoscere le diversità dell’altro e a rispettarle anche senza per forza condividerle.
Come dice il suo fondatore Barenboim, “se si frequentano lezioni di violino durante la settimana, si ha meno tempo per coltivare idee radicali. E forse si può diminuire il livello di odio per qualche ora”.
E’ lo stesso ragionamento che nel 1975 ha portato l’economista, educatore e direttore d’orchestra José Antonio Abreu a ideare e promuovere in Venezuela un sistema di educazione musicale pubblica, diffusa e capillare, con accesso gratuito e libero per bambini di tutti i ceti sociali che grazie alla musica vengono letteralmente tirati fuori dalle logiche nichiliste dei barrios e dalla povertà, trovando dapprima una formazione e successivamente un impiego: come insegnanti nei nuclei operativi di El Sistema stesso o come strumentisti o coristi nelle numerosissime orchestre e cori giovanili ormai diffuse per tutto il Paese, gestite e finanziate dall’ente statale venezuelano.
Dopo aver osservato che la partecipazione al programma migliora il rendimento scolastico nelle altre materie e riduce la delinquenza giovanile, e calcolando che per ogni dollaro investito nel Sistema ci sarebbe un ritorno di circa 1,7$ di dividendi sociali, El Sistema è stato introdotto ufficialmente nei programmi di studi della scuola pubblica.
Il Sistema di Abreu ha influenzato anche alcuni istituti italiani, grazie alla ferma volontà di Claudio Abbado: sono nate interessanti realtà come le Orchestre Sinfoniche dei Quartieri Spagnoli e del Rione Sanità di Napoli o il Coro Mani Bianche del Friuli, formato da bambini e adolescenti con disabilità psicofisiche che interpretano la musica attraverso il linguaggio dei segni.
Per quanto riguarda l’educazione al Teatro, in mancanza di una specifica azione educativa che parta dalla scuola italiana, alcune istituzioni di alto livello hanno investito nella formazione di un nuovo pubblico: è il caso delle attività educative dell’Accademia del Teatro alla Scala e del Teatro Regio di Torino, che oltre ad inserire nella loro stagione alcune opere riadattate ad hoc per un’audience giovanile, fanno un intenso lavoro di formazione degli insegnanti e degli allievi a tutto ciò che riguarda la messa in scena di uno spettacolo, dalle visite ai laboratori di scenografia e dietro le quinte allo studio di alcuni passaggi musicali riadattati per coro, che verranno eseguiti proprio durante la rappresentazione.
Sotto questo modello sono nati tanti altri progetti portati avanti da volenterosi teatri ed associazioni, che coinvolgono un numero sempre più elevato di scuole: AsLiCo con OperaDomani per il Circuito Lirico Lombardo, Magia dell’Opera ed Europa InCanto sul territorio laziale, il progetto All’Opera del Maggio Musicale Fiorentino, Opera Camion del Teatro dell’Opera di Roma.
Le singole e lodevoli iniziative di qualche Teatro, però, sono soggette a tutta una serie di rischi che possiamo ben intuire: carenza improvvisa di risorse legata a mutazioni dello scenario politico, a mutazioni negli accordi con eventuali sponsor, carenze di spazi, capacità manageriali dei singoli progetti delegate alle capacità del Direttore Artistico o Sovrintendente di turno.
Tutto questo, determina una offerta formativa prevalentemente discontinua e a macchia di leopardo sul territorio nazionale.
Il noto compositore Salvatore Sciarrino ha recentemente dichiarato:
“In Italia la disattenzione nei confronti della musica dipende soprattutto da come abbiamo impostato la società e la scuola.
Nelle altre nazioni la didattica segue percorsi che comprendono e favoriscono l’abitudine alla musica e alle arti sceniche, quindi le giovani generazioni non hanno questa difficoltà.
Come fa il pubblico ad abituarsi a cose che non ha mai sentito se l’esperienza di andare a un concerto diventa un fatto puramente occasionale?“.
In teoria un bel passo in avanti lo fa la Legge 107 del 2015, emanata nell’ambito delle riforme della “Buona Scuola”, che prevede la musica come materia obbligatoria sin dalla scuola primaria.
Purtroppo però essa prevede che quest’insegnamento venga affidato ai docenti tradizionali dopo un breve corso di aggiornamento.
Tale passaggio è inaccettabile, perchè è impossibile potenziare un’attività delegando la trasmissione in aula del valore e della bellezza della musica a docenti specializzati in altri ambiti, aggiornati secondo direttive che non tengono conto della necessità di spazi specifici, competenze specifiche e materiali adeguati per le attività legate all’insegnamento della musica.
Un docente specializzato, infatti, può permettersi di fare lezione di musica di qualità, combinando educazione all’ascolto e alla storia della musica; pratica musicale individuale e collettiva (con il canto o con uno strumento); creazione musicale.
Un docente specializzato ha strumenti per attuare un’educazione più completa e stimolante, e dovrebbe essere il suo percorso sul campo a qualificarlo: il musicista è un artigiano e può insegnare bene solo grazie a ciò che ha appreso durante il suo percorso artistico, unito a poche integrazioni pedagogico didattiche. L’immenso bagaglio di apprendimento che viene dal “fare musica“ a livello professionistico è un qualcosa di insostituibile.
Viceversa, quello che oggi accade più frequentemente è che l’obbligo di conseguire un’abilitazione mediante corsi specifici (PAS o TFA) taglia fuori artisti professionisti che esercitano la professione e spesso non hanno tempo e modo di seguire questi corsi, col risultato di avere alle primarie docenti generici che si ingegnano come possono per insegnare musica, e alle secondarie artisti in erba o di scarsa qualità che ripiegano facendo i corsi abilitanti per diventare maestri di musica.
È chiaro che quello dei contenuti e delle modalità di insegnamento è un argomento ampio, non risolvibile in poche righe e che non coinvolge solo la musica ma più ampiamente tutta la scuola italiana . Nello specifico dell’educazione musicale essere educati a saper ascoltare la musica – scoprirne le evoluzioni, i colori, i timbri- significa in qualche modo anche comprendere di più il mondo che ci circonda e possedere maggiori strumenti per indagarlo. La musica è un’opportunità culturale, uno strumento che può fare da ponte dato il linguaggio universale che usa.
Da uno studio della Commissione Europea 2009 riguardo l’Educazione alle Arti (musica, teatro, danza e arti figurative) in Europa gli insegnanti generalisti insegnano le materie artistiche generalmente nel livello primario mentre, nella maggior parte dei paesi, gli insegnanti specialisti delle materie artistiche lavorano nel livello secondario inferiore.
È evidente, però, che quanto più le materie artistiche sono obbligatorie nei programmi di studio di coloro che saranno i futuri insegnanti generalisti, tanto più ci saranno insegnanti generalisti abituati a lavorare con le materie artistiche.
La partecipazione di artisti professionisti alla formazione iniziale e continua degli insegnanti contribuirebbe indubbiamente a migliorare la qualità dell’educazione artistica ma pochissimi paesi hanno un curricolo nazionale che facilita la partecipazione di artisti professionisti alla formazione iniziale e continua degli insegnanti.
In Italia, nonostante le buone intenzioni della Legge 107, alle primarie i docenti incaricati di insegnare le materie musicali sono docenti generalisti, e alle secondarie si ravvisa spesso un corto circuito in svariate occasioni: quando la cooperazione con enti culturali per stage artistici o per alternanza scuola-lavoro viene sfruttata per esibizioni gratuite in seno a stagioni concertistiche, a causa anche della penuria di risorse pubbliche di cui usufruiscono e di una certa impreparazione manageriale; oppure là dove fare rete tra istituti implica la condivisione di docenti ma a parità di orario settimanale, con conseguente esiguità delle ore di lezione in ciascun istituto; o anche là dove la limitata disponibilità finanziaria degli istituti impedisce di avvalersi di un docente specialista per un progetto, a meno che le famiglie degli allievi non partecipino alla spesa, richiesta per molti insostenibile; infine là dove mancano spazi idonei ad allestire eventi musicali (teatri chiusi da decenni per restauro e mai riaperti) e di conseguenza non esistono istituzioni musicali e teatrali con una programmazione stabile.
Sono situazioni paradossali che una nazione come la nostra non può più permettersi.
L’Opera Lirica è l’emblema di un’eccellenza italiana che troppo spesso non viene trasmessa alle giovani generazioni. Eppure è L’Opera che, sulle ali del canto e della musica, nella sua diffusione globale ha creato un pubblico comune e contribuito alla diffusione della nostra lingua nel mondo. E’ anche attraverso le opere di Giuseppe Verdi e dei suoi librettisti che la musica è divenuta vettore di istanze patriottiche, strumento di diffusione di ideali sociali e rappresentazione della nascita o del rinnovamento della nostra identità nazionale.
L’identità nazionale degli italiani si basa sulla consapevolezza di essere custodi di un patrimonio culturale unitario che non ha eguali nel mondo.
Per concludere, le proposte che da questo palco vogliamo porgere a questo momento di riflessione collettiva dedicato alla rinascita culturale, possono così sintetizzarsi:
- Obbligatorietà dell’insegnamento musicale presso tutte le scuole di ogni ordine e grado assegnando la docenza a insegnanti specializzati e non generalisti;
- Introduzione di test di valutazione sulle materie musicali, sulla scia o comunque con lo stesso intento delle prove INVALSI;
- Introduzione concreta del collegamento Scuola/Lavoro tra i Licei Musicali, i Conservatori e le Istituzioni Musicali della medesima città.
Non possiamo più trattare con atteggiamento sufficiente l’argomento dell’educazione delle materie artistiche nelle nostre scuole, ne va del futuro delle nostre generazioni, perchè è adesso che stiamo raccogliendo il frutto malsano di ciò che è stato seminato ieri, ed è adesso nostro dovere civile influenzare le scelte di oggi per avere un raccolto migliore domani.
il Direttivo di ASSOLIRICA